Il traciulin

Il Traciulin

 

Il traciulin è il sentiero che passa sui resti della piccola ferrovia Decauville realizzata negli anni ’30 del secolo scorso per il trasporto dei materiali in quota durante la costruzione degli impianti idroelettrici (dighe, canali e centrali).

La Decauville era lunga circa cinque chilometri e collegava Malciaussia al Monte Bassa e a Pian Sulè.

 

Nel 1922 iniziò la fase dei rilievi e dei lavori di misurazione e studio.

 

Nel 1923 si svolsero i rilievi al Lago della Rossa e al Colle Due Teste

I lavori di costruzione degli impianti idroelettrici

 

La prima fase fu quella della cantierizzazione, cioè l’approntamento di tutto quanto necessario a supporto dello svolgimento dei lavori, come ad esempio le opere per l’alloggiamento degli addetti, per i servizi di mensa, per l’immagazzinamento dei materiali e così via.

 

Si passò poi alla fase più spettacolare, cioè quella della realizzazione delle opere cosiddette di alimentazione dei cantieri di monte, ovvero quanto necessario al trasporto dei materiali sui luoghi di messa in opera. Alcune di queste opere, come la ferrovia decauville, sono ancora in parte visibili. È importante ricordare che il mezzo di trasporto iniziale, indispensabile per il trasporto dei materiali prima che fossero pronte le infrastrutture meccaniche e per la realizzazione delle stesse, fu la sola forza degli uomini. Fu infatti necessario trasportare a spalle tutto il necessario.

 

Successivamente furono costruiti i tratti di ferrovia a piccolo scartamento (la decauville) per un tratto di 5 km, lunghi tratti di piani inclinati e tratte di teleferiche, per uno sviluppo di 6,5 km. Le teleferiche erano in funzione 12 ore al giorno e servivano per il trasporto di materiali edili, soprattutto cemento. I piani inclinati servivano per condurre in quota su carrelli materiali pesanti come la locomotiva stessa, i componenti delle condotte e le apparecchiature elettriche delle centrali. Potenti argani a motore effettuavano la trazione e i dislivelli coperti erano anche di centinaia di metri. Le attrezzature tecniche utilizzate furono vagoncini, vagli (attrezzi che, attraverso una rete a trama sempre più fitta, separano sostanze di diversa grossezza, di solito utilizzati per ghiaia e sabbia), frantoi, tramogge, betoniere, lavatrici, impastatrici.

 

Se la fase iniziale fu la più dura, le successive non furono certo semplici. Queste imponenti opere sono state realizzate quasi dalla sola forza delle braccia degli operai e le gallerie e le condotte sono state scavate nella viva roccia senza l’aiuto di trivelle.

 

Per questo motivo, imponente fu anche il numero di operai impiegati, quasi un migliaio, provenienti sia dalla zona che da altre regioni. Questa fu un’occasione per le persone del posto di entrare in contatto con altre culture, tant’è che molte ragazze trovarono tra questi operai i loro mariti.

 

E purtroppo furono anche diversi gli operai che morirono a causa di incidenti nel corso dei lavori.

 

Il momento più delicato era la costruzione di profonde fondazioni e opere di ammorsamento ai fianchi della montagna, poiché da queste dipende la tenuta della diga stessa. Questa veniva innalzata con l’ausilio di ponteggi, pontili dotati di binari e gru di grandi dimensioni montate in quota. Terminata la costruzione della diga veniva riempito il bacino e si passava alla fase di collaudo, effettuato da una commissione ministeriale. Se questa fase era superata positivamente la diga era registrata presso il Servizio Italiano Dighe. Data l’altitudine alla quale erano realizzate le opere, i lavori potevano svolgersi solo nella stagione estiva, e si svolsero complessivamente dal 1927 al 1933. Le dighe costruite furono tre: quella di Malciaussia, quella del Lago Dietro la Torre e quella del Lago della Rossa, la più alta d’Europa, a quota 2718 metri sul livello del mare.

 

Vantaggi

 

I vantaggi derivati dalla costruzione degli impianti furono molteplici.

 

Le acque adeguatamente sfruttate divennero per molte famiglie fonte di calore, luce ed anche benessere grazie a nuove opportunità di lavoro, mentre gli alpeggi e i pascoli continuarono ad essere abbondantemente irrigati. Questo aspetto è segno che probabilmente ci fu dialogo tra le parti interessate, ma dimostra anche un attenzione non comune per quei tempi. Infatti, il principio che impone il rispetto del deflusso minimo vitale per l’ecosistema al fine di garantire che il prelievo delle acque per uso industriale sia compatibile con la salvaguardia ambientale, si è fatto strada a livello istituzionale e normativo solo ai giorni nostri.

Il sistema delle dighe

 

La diga del Lago della Rossa è la più imponente, alta 27 m e lunga 270, ha ampliato un preesistente lago creandone uno artificiale della capacità di 8,3 milioni di metri cubi. Da qui, condotte forzate con un salto di 335 metri alimentano la centrale del Lago dietro la Torre, a 2376 metri di altitudine e della capacità di 100 000 metri cubi. La diga ha una lunghezza di 55 metri. Da qui nei mesi estivi l’acqua di fusione viene pompata nel Lago della Rossa. Il Lago dietro la Torre serve anche ad alimentare la centrale di Pian Sulè, costruita in galleria a 1800 metri di altitudine. La condotta subisce un salto di 544 metri. L’acqua di Pian Sulè è poi convogliata nel bacino di Malciaussia, a 1805 metri di altitudine. Qui la diga a forma di arco ha una lunghezza di 110 metri. Malciaussia alimenta la centrale del Crot, attraverso una condotta con un salto di 499 metri, e serve da vasca di compensazione per la regolazione settimanale dell’energia producibile in questo sistema di impianti. La centrale del Crot è nel piano di Usseglio e sviluppa una potenza di 17000 kW. A piazzette, a 1240 metri, un bacino della capacità di 30 000 metri cubi alimenta la centrale di Lemie attraverso condotte forzate con un salto di 349 metri. Questa centrale ha una potenza di 40500 kw. Le acque in uscita dalla centrale di Lemie vengono convogliate nella centrale di Fucine con un salto di 170 metri e in quella delle Porte di Viù con un salto di 42 metri. Due linee ad alta tensione (132 000 volt) risalgono la Valle e sono collegate alla rete nazionale. Arrivano alla centrale del Crot e sono collegate in derivazione a Lemie e Fucine. I tre impianti trasformano anche energia elettrica per la distribuzione locale, cosa che si è rivelata preziosissima in seguito ai danni provocati dall’alluvione del 2000. In quell’occasione entrambe le linee avevano subito gravi danni, non potendo più servire la Valle, che però non rimase isolata, essendo servita dalle centrali del Crot, Lemie e Fucine per alcuni mesi.

 

Oltre all’indiscutibile utilità, il sistema della Valle di Viù ha anche una grande valenza ecologica. Annualmente produce energia pari a quella consumata da 50 mila famiglie, evitando la combustione di tonnellate di petrolio con la conseguente emissione in atmosfera di tonnellate di anidride carbonica.

 

 

Notizie tratte da

- La montagna elettrica, Usseglio e la costruzione degli impianti idroelettrici in Valle di Viù, Michael Jakob, Bruno Guglielmotto Ravet, Società Storica delle Valli di Lanzo.